Presentazione del libro Sas paraulas adornàs a Nuoro – Consorzio per la pubblica Lettura S. Satta
Nel dicembre 2003 abbiamo fatto un lavoro di ricerca e raccolta di tutto ciò che era inerente alla tradizione della religiosità popolare e del mondo magico-religioso: i santini, gli ex voto, le statue, gli stendardi dei priorati, sono stati gli oggetti che abbiamo esposto in una mostra che raccontava i gesti e i riti di questa tradizione e testimoniava di un tempo ormai superato e che ogni giorno stava rischiando di andare perduto per sempre.
Quella ricerca e quell’allestimento ha catalizzato l’interesse di un gran numero di persone, più precisamente donne che, mentre lavoravano, hanno recuperato alla memoria la vasta produzione di paraulas adornàs, pregadorias, gosos e tutte quelle espressioni quotidiane, modi dire, saluti e “costumassias” impregnati del sentire religioso.
Da quelle donne è venuta forte la richiesta affinché l’Associazione prendesse l’iniziativa di recuperare, organizzare e conservare quei materiali prima della loro dispersione definitiva.
Nel gruppo si è innescata quasi una competizione sul recupero della memoria, di confronto fra versioni a volte differenti, di discussione sulla valenza e il significato di certe espressioni.
Un lavoro fatto con grande passione e tanto piacere e che è durato molti mesi. Nella primavera del 2009 è stato stampato il volume che oggi presentiamo e commentiamo.
Siamo consapevoli che in ogni città e paese della Sardegna si rintracciano espressioni originali e diverse e che in passato sono state pubblicate altre raccolte simili, ma ci è parso utile per la comunità e il nostro territorio sottolinearne le peculiarità e comunque dare valore a questo patrimonio culturale che si lega al sentire più profondo e radicato.
Abbiamo raccolto:
– 65 pregadorias che si riferiscono alle situazioni più diverse: le preghiere pubbliche, recitate in chiesa, e quelle private, quelle della sera prima di andare a dormire, o in caso di temporale
– 25 gosos, canti di tipo devozionale rivolti alla Vergine e ai santi maggiormente venerati. Il termine, di origine castigliana, sta per “gioia”
– 10 attitos, il lamento funebre che canta la morte, oggi non più praticato
– Innumerevoli saludos, ditzos, modor de narrere e costumassias
L’organizzazione e sistemazione di questi materiali ha comportato il riferimento alle sue origini e al contesto storico in cui sono nati e si sono diffusi, e che risultano estremamente interessanti.
Sappiamo che gran parte di queste espressioni hanno origine precristiana e non di meno sono state salvate e ‘cristianizzate’ perché riconosciute provenienti dalla esperienza religiosa più intensa.
E’ connaturato all’animo umano il ricorso alla divinità quando l’uomo si sente esposto ai pericoli ed ha consapevolezza dei propri limiti; è in quel momento che invoca la protezione della divinità.
Questo rapporto, fra l’uomo in difficoltà e smarrito, e il soprannaturale, è l’essenza della religione.
All’incirca nel XVI e XVII secolo, in concomitanza con l’arrivo degli spagnoli, in Sardegna si sono registrati straordinari cambiamenti, in tutti i settori. Basti pensare solo al fatto che la popolazione sarda, dopo un lunghissimo periodo di decremento demografico dovuto alla lunga guerra fra Aragona ed Arborea, alle carestie e alla peste nera, fra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 ha registrato un aumento della popolazione del 154%.
Questo numero, da solo, indica un aumento del benessere fra tutta la popolazione.
In questo tempo arrivano nell’isola i gesuiti che diffondono la cultura scritta e l’insegnamento e costruiscono un servizio religioso stabile, radicato nel territorio e partecipato, offrendo nuove possibilità di progresso per le città e la numerosa gioventù.
Il punto d’arrivo di questo sforzo culturale-intellettivo è stata la nascita delle Università di Cagliari e di Sassari e la diffusione dei conventi e dei seminari, cioè dei luoghi di studio, di riflessione e di culto. Un periodo fecondo, di iniziative che hanno impresso energia e impulsi nuovi a tutta la vita sociale.
Bisogna anche ricordare che nel 1562 arrivò in Sardegna il Tribunale dell’Inquisizione e anch’esso contribuì al controllo ideologico e politico delle pratiche religiose con una azione quanto mai convincente ed efficace.
Anche la devozione popolare imbocca una strada nuova, rinnovandosi nelle forme e nei contenuti. Lentamente si superano le esperienze che si esprimono fra magia e religione e si abbandonano i simbolismi più marcatamente pagani come gli amuleti, le formule e le pozioni.
Le attività della vita quotidiana, dal lavoro, alla famiglia, alla società, dal divertimento allo svago, sono rivisitati e rielaborati secondo i dettami della cristianità romana.
Nei sardi è molto diffuso il credo e la pratica dei riti sovrannaturali; ma la fede cristiana, a partire dall’imposizione della croce, ha saputo dominarli e al rituale segreto e magico ha sostituito l’invocazione cantata, aperta e solare.
Da queste rielaborazioni vengono “Sas paraulas Adornàs”, intonate in occasione delle processioni, delle novene e delle feste popolari. Prendono questa definizione in contrapposizione a “sas paraulas” o a “sos verbos”, parole ed espressioni circondate di mistero e dei quali era proibito sapere e servirsene apertamente, in pubblico.
I riti della vita e del ciclo dell’anno sono esaltati con composizioni melodiche. Vera e propria poesia popolare, che nel canto esprime il sentire collettivo.
In particolare i gosos, diffusissimi in tutta la Sardegna, possono considerarsi quasi pillole di storia dei santi, della Vergine e della dottrina cristiana; una specie di Bibbia dei poveri, con raffigurazioni rudimentali ma di sicuro effetto.
Nelle varianti si possono considerare anche un mezzo di espressione di microidentità locali.
Il sostegno e la valorizzazione di queste espressioni hanno agevolato e consolidato la penetrazione dei valori cristiani nell’isola.
La loro diffusione era affidata soprattutto alle confraternite.
E qui entra in gioco, oltre al contenuto, la forma e la gestualità: a nessuno sfugge l’emozione e l’intensità di sentimento che accompagna il canto religioso e magico-religioso: un linguaggio non solo di suoni e parole, ma fatto di gesti, atteggiamenti, espressioni, tensioni e sguardi.
Questo aspetto ci è parso pure molto importante e per restituire compiutamente il patos che gli è proprio, abbiamo accompagnato il testo scritto, la pubblicazione del libro, con la riproduzione di alcuni pezzi recitati, in un dvd.
Quando parte, il tempo si ferma; l’emozione si fa strada e coglie tutto e tutti quando si invoca la salvaguardia da un temporale; turba, la commozione che pervade il canto di un attitu; regala serenità e esaltazione il canto dei gosos.
Il fervore e la vivacità di questo periodo ha riguardato anche la costruzione di nuovi luoghi di culto, dentro gli abitati e nell’agro, che ha avvicinato e coinvolto, come mai prima di allora, la generalità degli uomini che prestavano gratuitamente la loro opera, che erano stati poco presenti nella quotidianità religiosa, assenza dovuta, per lo più al fatto di essere dediti ai lavori nelle campagne.
L’edificazione di questi luoghi, nel territorio di Dorgali, ha riguardato complessivamente una trentina di chiese – urbane e campestri -.
Dell’insieme di questa presenza è stata prodotta una mappa e di ciascuna chiesa stilata una breve storia.
In parallelo alle chiese si sono sviluppate, come abbiamo detto prima, le confraternite e i priorati che coinvolgevano più direttamente i laici nelle funzioni religiose e nelle attività assistenziali.
Oggi le Confraternite sono scomparse; restano sporadiche apparizioni legate per lo più ai riti della settimana santa.
L’ultima parte è dedicata ai santini, agli ex voto e alla gioielleria devozionale che esprimono il ringraziamento dei fedeli per le suppliche esaudite. Donazioni di varia natura e gioielli più o meno preziosi in relazione alle condizioni economiche dell’offerente e che, spesso, stratificandosi, hanno creato una vera e propria storia del gusto e delle forme. Altre volte non c’è un problema da risolvere, ma la ricerca di una relazione e di un rapporto che faccia sentire protetti e infonda un po’ di pace nell’animo del credente.
In questo modo, la religiosità popolare ha raggiunto una intensità fino ad allora sconosciuta e ha prodotto un importante cambiamento culturale.
Sarebbe stato utile allargare la ricerca alle modalità, i ritmi e i toni con cui “sas paraulas adornàs” erano e sono cantate. La varietà è segno dell’importanza della musica nella vita dei sardi.
O rivolgere l’interesse verso l’analisi linguistica dei testi che rivelano l’influenza che le espressioni religiose hanno avuto nella trasformazione della lingua sarda.
Ma il nostro non è un lavoro di ricostruzione scientifica e storica, piuttosto una fotografia, la trascrizione con un ordine secondo criteri che a volte riguardano la scansione temporale dei fatti della vita e del ciclo annuale, a volte l’ordine di “valore” trasmessoci dalle fonti.
Quando ci siamo imbattuti in composizioni con piccole varianti è stata privilegiata la versione riconosciuta dai più.
Tutto ciò è parso all’Associazione Raichinas e Chimas – cosi come prevede il suo Statuto – meritevole di essere salvaguardato. Cosi che altri, se lo vogliono, da qui possano riprendere il lavoro di studio, approfondimento e riflessione sulle tradizioni e la cultura locale.
Non è dunque definitivo ma è stato un lavoro impegnativo per tutti noi e sopratutto per le donne
che hanno recitato e cantato con passione. Una parte sono presenti qui a testimoniare quanto grande è la loro passione e quanto sono consapevoli di essere le ultime depositarie della nostra memoria identitaria. Le ringraziamo calorosamente per questa testimonianza.
Per l’Associazione è la sfida che questi canti e queste pratiche, perpetuano una peculiare sensibilità religiosa, nonostante l’infuriare di una globalizzazione che rischia di divorare per sempre ogni forma di specificità culturale.
Se questo impegno ha il segno positivo dobbiamo ringraziare:
– l’editore Carlo Delfino che ha creduto nel nostro lavoro e generosamente ne ha fatto un bel libro;
– il Consorzio per la pubblica Lettura che nella persona della presidente Vannina Mulas, nonché socia di Raichinas e Chimas è stata la più convinta sostenitrice ed ha lavorato per questo incontro;
– un caloroso grazie a Clara Farina per la sua appassionata interpretazione.
– E soprattutto dobbiamo un cordiale ringraziamento ai due professori, Ugo Collu e Italo Deledda che questa sera ci regalano le loro considerazioni su e intorno a questa pubblicazione.
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